martedì 19 febbraio 2008

Identità e libertà

Qualche giorno fa mi è capitato di chattare con una diciottenne della provincia di Milano. Facciamo quattro chiacchiere dopodichè le chiedo - del tutto disinteressatamente! - se è fidanzata e lei mi dice che convive. Specifica che ha conosciuto il suo uomo - 24enne - a giugno, e a ottobre sono andati a convivere. Stupito le chiedo come sia possibile che i suoi genitori abbiano acconsentito a lasciarla convivere alla sua età e, cosa più importante, con uno conosciuto da 4 mesi. Mi risponde che hanno avuto modo di conoscerlo, e si sono resi conto che era uno "coi controcazzi" perchè a 24 anni aveva già un'agenzia immobiliare.
Allora ho iniziato a riflettere su questa strana enclave americana che è l'hinterland di Milano. Un posto che i sociologi dovrebbero sprecarsi ad analizzare maggiormente. Non so se a Torino o a Roma sia la stessa cosa, ma ne dubito. 40 anni fa una fiumana di gente proveniente per lo più da paesini del sud popolava le aree intorno a Milano. I miei zii, un calabrese e una campana, sono arrivati in uno di questi paesini (poi paesoni) 25-30 anni fa, assieme ad altre migliaia di immigrati meridionali. Dopo aver sgobbato per 30 anni, questa fiumana meridionale si ritrova con una casetta, dei figli, un minimo di confort, zero cultura, e radici ormai scomparse. Ma osserviamo con attenzione i figli. Nati e cresciuti senza un retroterra culturale alle spalle, senza parenti, nonni o zie, che sono lontani e vedono una volta all'anno se tutto va bene. Vivono in posti dove a starci tre mesi di fila ti viene una gran voglia di conoscere l'eroina (questo lo dico per esperienza personale), arrivano se tutto va bene al quinto superiore in qualche istituto tecnico, si ritrovano tra amici dello stesso ceto e con lo stesso background, e sullo sfondo delle loro vite, eternamente sfavillante, sta Milano. Ci vanno nel weekend e vedono locali, lusso, modelle, belle auto, bella vita. Poi si guardano allo specchio, riguardano Milano e pensano: cazzo, devo arrivarci anch'io! L'obiettivo diventa guadagnare, diventare indipendenti il prima possibile, potersi divertire e, raggiunta una certa stabilità, metter su famiglia. Tutto all'insegna di un pragmatismo non mitigato da alcun freno identitario o culturale. Io vengo dal sud. Al sud, se a 18 anni hai un'idea imprenditoriale brillante, te la tieni in testa e ci fantastichi su. Questo non perchè i diciottenni meridionali siano dei fancazzisti, ma perchè al sud nessun genitore che possa permettersi di mandare il figlio all'Università gli permette di non andarci. Il pezzo di carta prima di tutto! Questo è solo un esempio. Conosco ragazze del sud che a 25 anni non hanno il permesso dai genitori per farsi un viaggio in treno da sole fuori città, mentre in questa strana enclave le ragazzine festeggiano la maturità andando in vacanza a Ibiza con le amiche.
L'aneddoto iniziale mi ha fatto pensare al trade off che c'e' tra identità e libertà. Quando i freni identitari sono scarsi, quando i genitori si preoccupano meno della reputazione (da me si direbbe "la nominata") che del successo personale dei figli, quando la mobilità orizzontale e verticale è non più una meditata opzione valoriale, ma un sentire intimo e profondo favorito dal ritrovarsi liberi e soli per decenni in una terra nè ostile nè accogliente, quando accade tutto ciò la libertà diventa massima. E tanta libertà può far venire le vertigini. Se parli con ragazzi e ragazze dell'hinterland, ti dicono che vengono da una serie di trascorsi sessuali un po' travagliati, o da brutte esperienze con l'alcool, o ti dicono che stanno cercando di smettere di farsi canne, o hanno definitivamente smesso di tirare coca. E questo a 18, 19 anni.
E' un estremo, poi c'e' l'altro estremo che è il sud, dove tutto fila liscio e il cursus honorum per entrare a far parte del mondo improduttivo è sempre quello. Università, praticantato, qualche conoscenza, e l'inutile posto di lavoro è assicurato.
Questo che c'entra con la Goliardia? Tanti parlano di Tradizione, tradizione sopra ogni cosa. Forse qualche nesso c'e'. Inteligenti pauca.

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